Penna oscura,

Non leggo la tua traccia nel cono della mia ombra,

Come eclisse di luna.

Rumorosa esistenza,

Fatta di brillanti satelliti,

Attorno a cui gira la mia soddisfatta gioia,

Quando scompari il mio cuore è come parola vuota che mai nessuno conoscerà.

 

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Mamma, volevo sistemarla la stanza…è che poi mi sono messa a pensare…

Per cambiare il passato bisogna decidere di farlo. Ed è veramente difficile capire se si è pronti. È davvero il tempo che guarisce tutte le ferite? Non credo…certo, in parte aiuta, altrimenti non mi sarei banalmente sbagliata, nel mio pensiero, a credere che qualcosa fosse successo giusto qualche mese fa, quando in realtà è accaduto molto prima, a contare i mesi.

E i numeri ci ingannano facilmente, a un quattordici luglio primo fuoco di una sanguinosa rivoluzione basta poco per essere vecchio di 200 anni, giusto un po’ di umidità, che trasforma un 7 in un 9.Però in quei 200 anni una persona anche cambia.

Chi è come me prima di tutto nasconde il ricordo delle azioni. E dei sentimenti, e delle emozioni. Almeno, io sono una di quelle che quando qualcosa finisce, crea un archivio, molto spesso fisico. Poi ci sono altre reazioni. Ad esempio, M. non so come reagisca sul serio. A me di lei arriva solo un eco. Lontano. Un annuncio. È perché non sono sua confidente. F. è come me, e credo di avere qualcosa di suo archiviato da qualche parte (e spero se lo sia scordato, e non abbia più bisogno di ricordarselo). F., un’altra, ha buttato tutto. Quasi tutto. Una cosa è capitata a me, ma non da archiviare, più come ricordo che è oggetto, e oggetto che è orfano, che cambiando di mano, cambia di cuore, risolve un po’ del suo karma, e inizia un altro capitolo della sua vita.

È difficile ricordarsi la storia esatta di una decisione. Non ci sono momenti netti di inizio o di fine, nella vita.

Si, certo, esiste la morte. Ma se vado a chiedere a un medico cosa fa la morte, che mi può rispondere?

Senta, quindi uno definisce un altro morto se…?”

Se c’è la morte celebrale!”

E’ sicuro sicuro? Nel senso, da Greys Anatomy anche io questa cosa l’ho presunta, ma magari qualcuno si risveglia no? E poi ci sono tutti quelli che ad esempio, cervello andato o meno, con i parenti in fin di vita e le funzioni totali al 30%, non li vogliono staccare dalle macchine…allora per loro la morte cosa è? Cioè, esiste un momento preciso, una causa unica, un interruttore che possiamo riconoscere per determinare con certezza che un attimo prima era vita, un attimo dopo era morte?”

Signorina, ho da lavorare, per favore mi lasci in pace”

Ad esempio, quando è che ho iniziato a mettere il miele al posto dello zucchero, nel caffè? Mi ricordo un po’ del perché (qualcosa che ho letto, mi ha convinto che lo zucchero quando sarò vecchia mi avrà fatto molto più male del miele…ma poi ho anche letto che il miele è bello carico…ma non ho prestato la stessa attenzione della prima lettura, quindi questa seconda informazione è passata un po’ in cavalleria, nel comparto del cervello dove archivio il mio stile di vita).

So che avevo forse 5 o 6 anni quando mi sono accorta per la prima volta che c’era una voce dentro di me che parlava continuamente, e che quella voce era la mia. Cioè ero proprio io. E so che da qualche anno sto lavorando al concetto di cosa significa esattamente pensare che quella voce sono io, quando basta davvero poco a quella voce per cambiare tono e passare dall’allegro al depresso, dal costruttivo al fancazzismo, e via dicendo. E mi ricordo che è stato un mese fa (uno?di meno?e chi ne è certo…) che ho riletto un’opinione al riguardo, per cui quell’Io di cui tanto sono rimasta impressa a 5 o 6 anni, che mi parlava mentre un giorno in macchina guardavo fuori dal finestrino, è solo un Piccolo Io, e che è meglio tirare fuori quello Grande, di Io, quello vero, più saggio… anche se non si fa pensando, tutta questa cosa. E mi fido, di quell’opinione che ho letto. L’ho sperimentata.

Infatti, dare retta a quell’opinione, mi ha portata a ricambiare, e a tornare a scrivere. Un po’. Scostantemente. Ma lo sto rifacendo. Anzi, lo sto facendo di nuovo, perché quello che scrivo è diverso, anche se l’alfabeto non è cambiato troppo (qualche kappa e qualche ypsilon in più, direi).

E quando è , ma soprattutto come mai, mi ero fermata?

Dottore, dove è l’interruttore?

Quindi il passato, quando decido di fare qualcosa, cambia? Ad esempio, se vado a rileggere le righe qui sopra, che senso hanno, mezz’ora dopo averle iniziate a scrivere?

La zanzara che mi sta massacrando il braccio da 4 ore, dice che non hanno molto senso. E per la mia stanza, che volevo sistemare, sono solo una scusa per lasciare tutto in disordine. Perchè in realtà avevo iniziato buttando delle cose, conservandone altre, da dentro una scatola, per fare un po’ d’ordine, dare dello spazio, e spostare la scrivania (che trasborda di roba senza senso), e poi mi sono messa a pensare. E a digitare.

Ma credo che buttare qualcosa significhi che ho cambiato il passato. Cioè, qualcosa dentro di me, dal passato, è cambiata, perché in un momento che non so, che non mi ricordo, che il mio Io non ha deliberato in sessione plenaria a maggioranza dei due terzi dei presenti, ho deciso che qualcosa doveva cambiare e l’ho fatto.

Ora, dottore, se lo ritiene, potremmo parlare di psicofarmaci, che ne dice?

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Riflessioni di una Metro – Esercizi di scrittura #1

(Ore 18:30, Roma)

Aaaaaah…

Quanto mi piacciono queste MiFermo a Roma Ovest… Arrivano sempre pochi esserini, a qualsiasi ora ci passi, anche se spesso li ho sentiti dire che questa è “l’ora di punta”. Chissà cosa intendono dire, poi…

Mmmm, che piacere! Quei simpatici esserini che hanno tutti la stessa carrozzeria, oggi hanno deciso di accendermi l’aria fredda, mi ci voleva proprio! Dopo queste due giornate poi! Non so perché, ma hanno un odore buffo, molti di loro. Credo dipenda da che carrozzeria portino, forse surriscalda il loro motore…ma mi sembravano un po’ spogli oggi, hanno nuove ruote, meno rivestimenti. Chissà…

Ah, e poi, subito prima che io vada a dormire, in quei giorni in cui è SonnoTardi, alcuni di loro si divertono molto a gorgogliare!! Alcuni fanno il rumore di un motore che si è ingolfato, come se avessero confuso l’olio con la benzina, altri invece accelerano i giri motore uno contro l’altro, o stridono come quando mi scordo di fermarmi e aziono i freni di emergenza.

Uffaaaaa!!! Eccone uno che si piazza davanti le mie belle porticine! Ma che fa?! Gorgoglia anche lui?! Però il suo motore mi suona strano, è simile a quello della mia cuginetta Venezuelana….

Ma che vorranno queste creaturine da me? Ad esempio, quella lì, che ha le sue strane ruote che fanno tap-tap, perché è arrivata mentre ero a MiFermoCipro? E perché molti di loro scompaiono al MiFermoTermini? Sarà il loro deposito? Quasi quasi glielo chiedo, sembra simpatica, anche se un po’ distratta. Dai, ora che siamo a MiFermoGiovanni, le rivolgo la parola e…No! Non te ne andare proprio ora! Mannaggia!

E vabbè…chiudiamo le porticine , e non pensiamoci troppo…Cosa c’è ora? Giusto, MiFermoRe.

Cosa sarai poi un Re, io mica lo so…

 

 

 

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Miracolo di Pasqua in Via Pereira

Oggi, che è un po’ Pasqua un po’ Pesce d’aprile, m’è successa una cosa un po’ buffa, un po’ mistica: ho scomodato il mondo, mandato messaggi, audiomessaggi, fatto chiamate, chiesto a persone di smontare i loro armadi per trovare la mia felpa nera. Niente, siccome ieri dopo un mese è tornata mamma da Dubai, per la prima volta questa mattina ho dovuto usare il bagnetto, che essendo scomodo, piccolo e più lontano dalla mia stanza di quello principale, avevo proprio snobbato (e perché comunque stando da sola tutto questo tempo, non avevo mai necessitato. Ne-cesso-tato.)

Assonnata, mi siedo, guardo verso la doccia, ed eccola li!

La mia felpa nera adorata!

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Appesa da mamma l’unico giorno che è stata a Roma a marzo (che è coinciso al giorno dopo le elezioni), ha passato tutto il mese accanto a un accappatoio, anch’esso appeso ad asciugare.

Vabbè regà, rincoglionite si nasce, non si diventa. Sono proprietà intrinseche del Dna.

 

Ode alla madre

“Mamma è ritornata,

La mia felpa è rispuntata.”

 

Mistero risolto.

 

Letizia

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Alla ricerca della felpa nera perduta

C’era una volta, tanto tempo fa, la mia felpa nera con zip di H&M, che l’ultima volta che l’ho indossata, era sicuramente la notte delle elezioni, un paio di domeniche fa (forse anche 3).

Il problema è che, esclusa la lavatrice, il cestino della biancheria sporca troppo pieno(ti prego, mamma, torna a casa!), gli armadi e quella pila di vestiti sulla sedia che proprio non riesco a smaltire, sono certa che non sia dentro casa!

È un bel problema eh… Perché per me quella felpa è un po’ come la giacchetta di pelle di Jessica Jones, ma più pacchiana…il giusto mix di comfort, cappuccio se pioviccica, del colore ideale da mettere anche sopra qualcosa di più elegante…

Dove diamine sarà finita?

Dai, facciamo un attimo il punto. Dove sono stata nelle ultime tre settimane?

A Castelnuovo di Porto a fare la scrutatrice, ok, esperienza stressante ma interessante. Ho avuto anche fortuna, sapete? Solo due ore e mezza in macchina per arrivarci da Roma Nord, un Presidente di seggio simpatico, ma soprattutto una delle scrutatrice pescate dalla folla dei volontari che abita sulla mia stessa via (e finendo alle 5 e mezzo del mattino, sveglia da quasi 24 ore, avere qualcuno con me in macchina al ritorno è decisamente una bella botta di… 23, diciamo…). Ma la indossavo ancora quando mi sono fatta questo selfie sotto casa, quindi deve essere rientrata a casa…

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(Reduce da una nottata di caffè e conti di schede e voti)

Nei giorni successivi non sono uscita…cioè, si, sono uscita alla festa delle donne, ma arrivavo da lavoro, e non è abbigliamento da ufficio, quindi non l’ho messa in quella occasione. E siccome ero abbastanza brilla (si ringrazia Federica, a cui piace provare a vendere i suoi quadri e le sue meravigliose fotografie ad amici un po’ ubriachi), ho molte foto incriminanti che escludono però un viaggio della mia adorata felpa nelle case di quelli che vivono a Monti.

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(Donne. Andrebbero festeggiate tutto l’anno, e non solo l’8 marzo)

Quel sabato sono stata al Kaikan e poi a pranzo dai nonni… E anche da Ambra… Ma che indossavo? La felpa nera non sta bene ne con la divisa ne con il fazzoletto vezzoso che avevo al collo da nonna… E nonno non è il tipo che mi scipperebbe dei vestiti… (eh si, perché la mia felpa in realtà è una small per ragazzi… Che scende più giù della vita, rimane confortevole, la lunghezza giusta per mettersi le mani in tasca rilassando anche le braccia…. Ah, quanto mi manchi!)

Sono stata a Nepi, con due amiche, e quasi quasi pensavo di averla lasciata lì, o in macchina… Ma mi hanno confermato di no, perché quella domenica io e Marilena, senza metterci d’accordo, eravamo entrambe in bordeaux (lei con un sopra elegante, io con la felpa gemella di quella dispersa) e con la matita degli occhi azzurra. Brava Flamy, ottimo spirito di osservazione… Ma quindi la mia felpa dove è?

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(L’ispettore Flaminia in uno dei suoi momenti migliori)

Decisamente un giallo irrisolvibile….

…..

Aggiornamenti!

Ho iniziato ad escludere alcune opzioni con certezza: non ci sono stati furti intenzionali o inintenzionali da parte di amici, alcune case mi riportano totale assenza della felpa, e nonna anche…

Ma, grazie a mia nonna, che è molto saggia, sa molte cose (nonno dice che ha sempre ragione lei), ed è pure molto generosa, ho una piccola novità.

A ritorno dal pranzo dai nonni, avendo trovato parcheggio a Prati, prima di dirigermi in ufficio, decido di applicare le auree parole della mia saggia ava : “hai guardato sotto i sedili? Perché non si sa mai…”. Scettica all’inizio, guardo sotto al sedile del guidatore, ma Nada… Eh, una felpa si vede sotto ai sedili della Ka!… Vabbè, vado a vedere sotto al sedile del passeggero e… Che ti ci ritrovo?!
Un orecchino, dato per disperso a inizio dicembre, bello, regalo della mia migliore amica, comprato in Tanzania, che mi guarda con i suoi occhietti rossi e verdi e mi dice : “sono tornato! Sono tornato dall’Isola del Tempo Perso! Eccomi, riportami dal mio gemello e indossai!”

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Miracolo!!!!

 

#FELPA_NERA, TU SEI LA PROSSIMA!

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MARZO, 16 2018

M’arzo, se dici che se po fà
M’arzo, se dici che c’ho la buddità
M’arzo, se dici “duemila e diciotto”
Nell’anno delle brillanti realizzazioni, famo er botto

M’arzo, se dici che nel cinquantotto
Toda riuní 6000 giovani in 4 e quattrotto
C’era da fare una gran cerimonia
Voleva mostrare i giovani che aveva cresciuto senza parsimonia

“Daisaku, di kosen-rufu questa è la prova generale
Fa freddo! Per tutti prepareremo una zuppa di maiale.
Kosen-rufu significa la pace nel mondo, 
ma di quella che passa di cuore a cuore, solo così sarà a tutto tondo!” 

Quel giorno doveva venire il primo ministro, ma gli diede buca. 
Non vi preoccupate, il maestro del mio maestro non era uno di quelli che “se preocupa” 
Ai giovani gli voleva dimostrare
Che il buddismo non è una cosa che ogni tanto stai lì a praticare. 

Kosen-rufu è dire a un altro, ma lo conosci Nam Myo Ho Renghe Kyo? 
No, perché io l’ho provato e ho scoperto che c’è l’ho dentro da un bel po’ 
È capire, grazie a ‘sto specchio, che la mia vita è nella mia mano, 
Che posso tutto, sono importante, anche se prima mi sembravo poco e ci andavo piano

È scegliere che oggi, adesso, voglio fare una rivoluzione 
(sia ben chiaro, non di quelle con una ghigliottina come punizione) 
E allora la cambio questa mia vita
L’era dell’impossibilità la dichiaro finita. 
Le frasi sciocche tipo “questo io non lo posso fare”, 
Sorrido, vinco dentro, e le lascio finalmente andare

È dire ad un amico che c’è la può fare “Coraggio! 
Io ce l’ho fatta, e sono certa che svolti anche tu prima di maggio!” 
Kosen-rufu è impegnarmi con voi, per scrivere la nostra storia, 
Tentare, cadere, ricominciare, e dire “maestro, ecco la nostra vittoria!”. 

M’arzo, se dici che se po fà
M’arzo, se dici che c’ho la buddità
M’arzo, se dici “duemila e diciotto”
Nell’anno delle brillanti realizzazioni, famo er botto.

 

(Letizia Freschi)

 
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Tempesta. Manca la pioggia.

Per cosa piangiamo di preciso? Qual’è, esattamente, il motivo che ci fa stare male, e non ci fa stare bene? Da dove arriva quest’ansia nel petto? Dalla pioggia? Dall’irritazione di mille chiamate sbagliate? Dalla metro che non passa? Dalla mail che non trova risposta o quella che non vogliamo inviare? Dove finisce d’improvviso l’estate, un anno sulla giostra delle meraviglie, quella forza di ridere ogni attimo? Perchè diventare capaci di bloccarci quando dovremo solo ridere a crepapelle, di fingere che stiamo seguendo un discorso, perchè non sapere invece come fare una cosa così semplice come farsi notare?

Ho ancora paura dei tuoni la notte.

Ma non mi è più permesso ammetterlo.

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Pubblicità, briciole sotto la B, e pioggia…

Quando passa il tempo così in fretta a volte certi particolari sfuggono e si perdono…

Però poi ti capita di ritrovarli li davanti a te, e in un mix di confusione, incertezza, stress, lacrime che sembrano non voler smettere mai, qualcosa di semplice, ti ricorda che nonostante tutto, c’è un luogo dove sei sempre stata, dove hai fatto mille cose, vissuto bene e vissuto male la tua vita.

E il rumore della pioggia, e il suo odore, e la luce della sera, e una vita, la mia, che mi aspetta per abbracciarmi la sera…

Ed è perfetto, è romanticismo da vita reale.

Un risveglio quando si è già alzati, sensazione contraria e sorprendente come quella di sognare di dover aspirapolverare tutta una spiaggia…

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E quando arrivi a meno due, inizi a tremare….

E domani ultimo esame, sperando in un bel gol in corner…ultimi documenti, uno che arriverà per fax (incrociando le dita, anche quelle dei piedi), stampare biglietti, prendere quello del treno… aaaaa! che cos’è questo nodo allo stomaco? che è? l’esame, o la partenza?

E prima era lasciare Roma per Cordoba… e adesso Cordoba e Roma, lacrime e sorrisi, nostalgia e voglia di tornare, iniziano a mischiarsi…

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!

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